L'illusione del tocco, una distanza incolmabile.

Partendo dall'idea di esplorare i gesti quotidiani con un'attenzione da palcoscenico o da laboratorio, ci siamo imbattuti in un concetto fisico affascinante e controintuitivo che ha poi
indirizzato il nostro lavoro: non c'è nulla che tocchiamo veramente.

Secondo la fisica quello che percepiamo come un atto semplice, il tocco, è in realtà un fenomeno complesso a livello microscopico: la repulsione tra gli elettroni carichi negativamente dei nostri atomi e quelli dell'oggetto che tocchiamo crea una sorta di "barriera" invisibile, rendendo impossibile un contatto fisico diretto, effettivo.

Eppure il tocco rimane qualcosa di così naturale, così intrinseco alla nostra esperienza del
mondo. Indispensabile per percepire l'esistenza in relazione a quello che ci circonda.

Un atto di determinazione e di autodeterminazione, in quanto il tatto, come senso, è un atto di conoscenza, che però, forzando il concetto della fisica, ironicamente contiene una repulsione, una distanza.

Grazie All'immobilità della fotografia, che ferma l'attimo, l'attenzione del nostro lavoro vuol essere incentrata proprio su quel "tocco" così naturale per noi, ma così complesso nelle sue implicazioni fisiche.

Nihil Me Tangere si è evoluto da dieci singole fotografie di gesti in dieci dittici, nei quali la prima immagine mette in scena un gesto quotidiano inserendolo in un limbo fotografico, e la seconda immagine si concentra e focalizza, avvicinandosi ed entrando nel gesto, proprio su quel punto della nostra pelle che ci fa percepire la veridicità dell'oggetto.

Progetto realizza a 4 mani e due teste con Marta Minuzzo

Il progetto è pensato per l'esposzione in stampe 70x100cm e 100x140cm. 

I dittici vengono accoppiati ed hanno lo stesso formato di stampa.